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Anno: 2021

Evento: La comunità di Padova partecipa alla Solennità di Pentecoste in rito latino

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Venezia - Mestre

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Presentazione

Presentazione
La costruzione della Chiesa fu voluta dai mercanti mestrini nel 1476 in seguito a una ondata pestilenziale – la terza del secolo – che aveva provocato numerose vittime nel mestrino.
Fu dedicata a San Rocco, il santo di Montpellier, che la tradizione cristiana aveva individuato come protettore contro la peste.
Fu volutamente posta lungo un asse molto trafficato: la strada che correva all’esterno delle mura del “Catelnuovo” collegando direttamente la porta di Belfredo (che intercettava i traffici provenienti da Treviso e Castelfranco) e il borgo si San Lorenzo, dove si svolgevano mercato e fiere.
Accanto alla chiesa sorsero diverse abitazioni e la strada fu denominato “borgo di San Rocco” fino all’indomani all’annessione del Regno d’Italia quando, per ricordare il condottiero della rivoluzione del 1848-1849 che in una cassetta di fronte alla Chiesa della Casa di Riposo aveva il proprio studio di avvocato, fu intitolata a Daniele Manin.
Su richiesta di alcuni cittadini, il Senato della Repubblica Venezia concesse, il 18 novembre 1480, l’erezione di un piccolo convento accanto alla Chiesa. Fu affiliato al grande convento dei Frari, in Venezia, e presto vi si insediarono alcuni frati minori conventuali, in cui ordine era fervente propagatore del culto di San Rocco.
Chiesa e convento subirono gravi danni durante il saccheggio e l’incendio di Mestre da parte delle truppe imperiali e spagnole all’inizio di ottobre 1513.
Furono comunque pochi i frati che vi risiedevano tanto che una testimonianza del settecento, quando il convento veniva comunemente denominato “ospizio”, rivela che vi si trovava il solo Padre Guardiano, alle dipendenze del Guardiano dei Frari di Venezia.
Come a Venezia anche a Mestre, fu istituita, nel 1487, la “Confraternita di San Rocco”, col compito preminente di assistere gli infermi e di seppellire i fratelli defunti, anche se appartenenti alla Scuola di Venezia, purché deceduti in terra di Mestre (sul lato destro della Chiesa c’era un piccolo cimitero).
Il convento fu soppresso con decreto del Senato del primo giugno 1769 e, unitamente alla Chiesa venne messo all’asta. In quell’occasione venne redatto un inventario del quale risulta che la Chiesa era adornata di suppellettili d’argento (lampade e candelieri) e di ottone, vi si trovavano due confessionali, l’organo, quattordici banchi e la pala dell’altare maggiore che qualcuno attribuiva a Cima a Conegliano.
Per 1641 ducati, nel marzo 1770, chiesa e convento furono aggiudicati a don Giovanni Colledani, abate di Sant’Ariano di Torcello che assunse anche l’obbligo di mantenere e restaurare la chiesa, la sacrestia, il campanile, le campane e il tutto annesso a detto “Ospizio”.
Seguirono anni di litigiose polemiche tra Colledani, l’Arciprete di San Lorenzo che vantava il diritto di gestire e organizzare il culto nel proprio territorio e i gastaldi delle tre scuole che facevano riferimento alla Chiesa (quella di San Rocco ovviamente, cui si erano aggiunte nel tempo, la Scuola di San Francesco di Paola e di Sant’Antonio che aveva ognuna, all’interno, un proprio altare).
Tutto fini all’inizio dell’ottocento quando, con la legge napoleonica del 1806, furono soppressi monasteri e scuole laiche: la chiesa di San Rocco divenne allora una succursale della parrocchia di San Lorenzo.
Nel 1844 vi fu trasferita, e collocata in apposito altare, l’immagine della “Madonna delle Grazie”, originalmente conservata nell’omonima chiesa annessa al convento delle Benedittine lungo l’attuale Via Poerio, che l’ultima badessa aveva asportato perché non andasse dispersa, quando il convento fu chiuso nel 1807 e le monache costrette a rifugiarsi a Torcello.
Nel 1927 la chiesa fu concessa all’Istituto Berna, gestito dall’opera di don Orione, che aveva la propria sede (orfantropio per bambini, scuola e laboratori per avviamento professionale) lì vicino (grosso modo all’incrorcio tra Via Manin e Via Einaudi).
Nel 1957 l’Istituto Berna si trasferì in una nuova sede in Via Bissoula e la Chiesa fu abbandonata all’incuria e al degrado.
Fu restaurata e riaperta al culto nel 1989 grazie all’impulso di Mons. Valentino Vecchi e all’impegno successivo di Mons. Angelo Centenaro, arcipreti di Mestre.
In particolare il restauro conservativo del presbiterio ha potuto riportare la bellezza primitiva l’altare, la volta, gli stucchi con tondo affrescato e i dossali di intonaco lavorato risalenti alla prima metà del settecento.
Il progettista e direttore dei lavori è l’architetto Ettore Vio, i cartoni delle vetrate colorate che rimandano a episodi della vita di San Rocco, di Giovanni Vio.

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