Anno: 2020
Evento: Ordinazione di presbiteri presso la cattedrale di Oradea
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NotizieL'iconostasi a Forlì - icona del Regno di DioAll’inizio di quest’anno pastorale, la parrocchia “Santi Arcangeli Michele e Gabriele” di Forlì ha vissuto momenti di grande gioia per la realizzazione dell’Iconostasi. Questo progetto è stato proposto, realizzato e coordinato da Padre Mihai David. Il parroco ha benedetto i ramoscelli di basilico i quali sono stati portati dai fedeli nelle loro case affinché li mettano alle icone come i panini offerti dai parrocchiani. Il parroco ha presantificato l’Iconostasi, ha asperso con l’acqua benedetta tutte le icone e i tappeti che abbelliscono la chiesa. Padre Mihai David, ci ha spiegato il significato dell’Iconostasi e le icone. “L’Iconostasi si presenta come una parete sulla quale ci sono un numero di icone presentate in un ordine teologico ben stabilito. L’Iconostasi non è un muro separatorio tra l’altare e il naos (navata) ma il suo ruolo principale è sempre stata una struttura per esporre le icone. Attraverso il termine iconostasi si è designato nell’Antico Testamento “la Tenda della Testimonianza”, la quale delimitava “il luogo santo” dal “luogo tutto santo” nell’interno della tenda. Dopo che è stato costruito il Tempio di Gerusalemme, si chiamava così la tenda che divideva l’altare del Tempio ("Santo Santorum") dal resto dell’interno, quindi esso diventa non un elemento di divisione ma uno dell’unione, di compenetrazione tra l’altare e il naos, tra l’eternità ed effimerità; è un ponte attraverso il quale si può guardare verso la vita eterna. Il santuario non è il luogo misterioso nel quale non si può penetrare ma costituisce quel mondo invisibile che si manifesta visibilmente nell’Iconostasi. I Santi Padri paragonano l’iconostasi al confine tra i due mondi: quello divino e quello umano, quello eterno e quello effimero. Le colonne dell’Iconostasi rappresentano il firmamento che separa il mondo spirituale da quello sensibile. L’Iconostasi significa l’unione tramite l’amore del cielo con la terra. La parola “icona” significa somiglianza, un modello, una stampa di qualcuno, che fa vedere in essa colui che è rappresentato nell’icona. L’icona ha il ruolo di tenere il posto dell’originale (per esempio Il Redentore o i Santi). Essa rappresenta anche ciò che natura umana non riesce a vedere... l’immagine visibile di questi sostituisce la loro assenza davanti a noi. Accanto a questo aspetto, l’uomo ha bisogno di essere più vicino possibile a Dio e per questo vuole che questo bisogno sia soddisfatto attraverso i suoi sensi, di vedere con i propri occhi. Per la spiritualità orientale l’icona non è una raffigurazione ma la realtà stessa che risplende. L’esistenza dell’icona sta nella struttura organica dell’uomo e della sua coscienza religiosa. L’icona illumina la via dell’uomo verso la perfezione spirituale attraverso la santificazione della propria vita, dall’immagine di Dio rivelatasi a noi attraverso la grazia, essa porta verso una somiglianza sempre più grande con Lui, attraverso la potenza e l’azione dello Spirito Santo. E’ possibile l’assomiglianza con Dio come dimostra la moltitudine dei santi rappresentati nelle icone, i quali sono veramente icone della Santità di Dio attraverso la grazia. Attraverso le icone si testimonia il Vangelo, il Dio vivente, quale ci fa vedere a noi cristiani il Mistero dell’incarnazione del Verbo, quale è il fondamento dell’icona. Attraverso queste icone l’uomo contempla le realtà divine e tramite questo raggiunge una maturità spirituale e conosce Dio Attraverso la venerazione delle icone il cristiano stabilisce un legame con il mondo celeste di Dio e con i santi. L’iconostasi è la cosa più bella di una chiesa. L’iconostasi mostra con le sue icone ai fedeli la gloria del Paradiso, nella quale si celebra la Liturgia celeste. L’iconostasi apre una finestra e possiamo vedere ciò che è oltre il vetro. Vediamo i testimoni viventi di Dio. Nella Chiesa “Santi Arcangeli Michele e Gabriele” di Forlì: San Nicola; San Mercuriale, San Rufillo e San Pellegrino; i Santi apostoli Pietro e Andrea (il Patriarca di Costantinopoli Atenagora ha regalato questa icona al Papa Paolo VI nel ricordo del loro incontro a Gerusalemme sul Monte degli Ulivi il 5 gennaio 1964). Nel posto d’onore si trova la “Madonna del Fuoco” la patrona della città di Forlì, “L’ultima Cena”, L’Annunciazione, Il Velo di Veronica. L’iconostasi è un’epifania del Regno dei Cieli, annuncia la venuta del Regno dei cieli verso gli uomini affinché gli uomini entrino nel Regno di Dio”. Sabato, 7 settembre nella nella Chiesa “Santi Arcangeli Michele e Gabriele” di Forlì ha amministrato il sacramento del matrimonio dei due sposi che provengono da Cluj e Buzau. Domenica, 8 settembre, la parrocchia ha festeggiato la Nascita di Maria Santissima. Il parroco ha ringraziato i fedeli per le offerte fatte per l’Iconostasi. Giovedì, 12 settembre, nella nostra chiesa di Forlì è avvenuta l’inaugurazione della mostra fotografica “Affettuosamente Benedetta”- interpretata con foto e testi da Giulio Sagradini. la mostra ha proposto un percorso “rivivere Benedetta con immagini di oggi” ed è stato dedicato a Benedetta Bianchi Porro in occasione della sua beatificazione avvenuta sabato 14 settembre. L’inaugurazione si è svolta alla presenza di SE Mons. Livio Corazza Vescovo di Forlì-Bertinoro. Sono intervenuti anche don Enrico e padre Michele. Anche la nostra chiesa è stata coinvolta nell’organizzazione di questo grandissimo evento della Beatificazione di Benedetta Bianchi Porro, ospitando, insieme alla cattedrale, i numerosi pellegrini che hanno partecipato a questa celebrazione. La Messa pontificale svolta nella Cattedrale è stata trasmessa anche nella nostra chiesa su un maxi-schermo. Benedetta è andata al cielo ai soli 27 anni e 5 mesi. Essa si è ribellata molto per la malattia diagnosticata da lei stessa in quanto studentessa di medicina: tanti tumori che invadono il sistema nervoso e lentamente chiudono ogni contatto con l’esterno, perdendo la vista e l’udito. Oggi alcuni direbbero: “Non vale la pena di vivere così”. Questa disperazione è durata poco e un giorno disse alla mamma: “Non sono più disperata, ma come sto bene con Dio”. Benedetta aveva un carattere aperto e cordiale, un volto fascinante. Improvvisamente capisce che Dio abita anche nel dolore. Questa è la grande scoperta di Benedetta. Come è avvenuto tutto questo? Attraverso l’umiltà. L’umiltà è la chiave del cielo e lei questa chiave c’è l’aveva. Domenica, 15 settembre alla Santa Messa ha concelebrato anche padre Octavian Frinc, originario di Maramures, ordinato in Romania Domenica 8 settembre. Padre Mihai David l’ha presentato come futuro parroco della Parrocchia “Santi Arcangeli Michele e Gabriele” di Forlì.
Claudia David
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