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Anno: 2021

Evento: “Incontro con l’altro” nell’ambito della Tredicina di S. Antonio da parte dei migranti

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Lettera Pastorale di Sua Em. Cardinale Lucian per la Solennità della Nascita del Signore

Lettera Pastorale di Sua Em. Cardinale Lucian per la Solennità della Nascita del Signore

†Cardinale Lucian
per grazia e misericordia del Buon Dio,
Arcivescovo e Metropolita
dell’Arcieparchia di Alba Iulia e Făgăraş,
Arcivescovo Maggiore
della Chiesa Romena Unita con Roma, Greco-Cattolica,
in piena comunione di fede
con la Santa Sede apostolica di Roma.
          
All’onorato clero concelebrante,
ai pii monaci e alle pie monache,
ai diletti fedeli greco-cattolici
e a tutti i cristiani che amano Dio.
          
“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità”.
(Giovanni 1,14)
          
          
Diletti fedeli,
Festeggiamo con gioia la Nascita e la manifestazione nel corpo di Dio, il mistero dell’incarnazione e la scoperta del Suo amore per noi: è disceso dal cielo, si è incarnato, per opera dello Spirito Santo, nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Dio ama il mondo e ama gli uomini. Dio ama questo mondo in cui viviamo ed ama gli uomini concreti dei nostri giorni. Non si tratta di un amore nostalgico di un’umanità astratta. Dio è entrato nel tempo degli uomini. Ha camminato sulla nostra terra. Per questa ragione non esiste momento della storia o luogo della terra che non sia pieno della presenza di Dio. La storia dell’intera umanità ha ricevuto una nuova direzione assieme con la nascita del Figlio. Come ci ha ricordato il Santo Padre, Papa Francesco, al santuario di Greccio – Italia 1 dicembre 2019: “Il Signore ci ha fatti dalla terra, siamo terra, ma Lui si è innamorato della nostra terra. È la testimonianza dell’amore di Gesù. La Sua povertà, il Suo umiliarsi”.
Dio si fa uomo perché l’uomo possa incontrare Dio. E facendosi uomo, Dio conosce i pensieri e le aspirazioni degli uomini. Conosce i nostri desideri più nascosti, le nostre lacrime, il bisogno di essere capiti, la gioia di essere gli uni accanto agli altri. Tutto conosce Gesù, Egli che è venuto per essere assieme con i Suoi. La festa del Natale ci ricorda che Dio è vicino, è proprio tra di noi. Cristo è veramente in mezzo a noi! E non è soltanto vicino, ma cammina anche oggi sulle strade dei villaggi e delle nostre città, come camminava un tempo lungo le vie della Galilea. Dio si fa corpo, si fa uomo. Dio è vivo e vive la vita degli uomini in mezzo al Suo popolo. La Sua presenza non è più puramente spirituale, metafisica, ma iniziando con la Notte Santa si lascia toccare, avvolgere, accarezzare.
A Natale il Padre Celeste guarda il volto degli uomini e in loro vede Suo Figlio. Tutti siamo figli amatissimi di Colui che “il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini” (Filippesi 2,6-7). Assomigliava a noi, in tutto , “ prescindere dal peccato” (Ebrei 4,15). Dio si fa Uomo e il Suo Verbo imperscrutabile si fa capire da tutti gli uomini, perché lo stesso Verbo diviene Uomo. Tutti sentiamo ed ascoltiamo il Verbo pronunciato da Gesù, la Buona Novella, la migliore Notizia che il mondo abbia mai ricevuto: Dio è con noi – l’Emanuele. Dio si è incarnato per opera dello Spirito Santo nel seno della Vergine Maria di Nazareth rendendo visibile il volto invisibile di Dio. (Colossesi 1,15). La natura decaduta è abbracciata dal creatore e riceve nuovamente la dignità degli albori. La natura degli uomini e le ferite dei chiodi sono portate dall’Agnello di Dio nel seno della Santissima Trinità, mostrando così a tutti noi la via e la direzione verso la vera nostra patria.
Colui che “è al di sopra di tutti” (Giovanni 3,31) discende tra di noi in questa Notte Santa, quando “la gloria del Signore brillò” di fronte ai pastori impauriti (Luca 2,9). La voce del cielo pronunciò un invito che risuona oltre i millenni: “Non temete. È nato per voi oggi il Salvatore” (Luca 2,10-11). Nel seno purissimo della Vergine Maria, Colui che nacque dal Padre senza madre riceve il corpo debole. Egli, Gesù, il Verbo Eterno, il Figlio d Maria, nostro fratello. Egli, che era stato annunziato da secoli dai profeti, viene vicino senza farsi notare nella nebbia del tempo, indicato dalla stella misteriosa che illumina con i suoi raggi quel presepe verso cui tendono tutti i desideri dell’uomo. Perché solo tra le braccia di questo Bambinello troveremo il vero riposo. Come ha detto il Santo Apostolo Pietro tra le onde: “Signore, comanda che io venga da Te” (Matteo 14,28). Il Bambino del presepe ha fiducia in noi e ci chiede di vivere il Suo Vangelo e che lottiamo per esso. Così come scriveva ai giovani il 13 ottobre 1948 il beato martire Ioan Suciu: “Lottate per quello che abbiamo di più caro in questa terra. Lottate per il patrimonio di verità eterna e di Luce; lottate per il solo mezzo di salvezza. La Chiesa di Cristo, Figlio di Dio.”
          
Diletti fratelli in Cristo,
La festività della Nascita del Signore ci induce a credere nella promessa di amore di Dio, promessa che non sparisce di fronte alla cattiveria dell’uomo, di fronte alla disperazione e alla morte, ma solo lei ci dona la pace e la salvezza. Dio crede in noi, e questa fede supera i confini della morte. Dinnanzi ai nostri dubbi e alla nostra poca fede, il Dio incarnato ci dice con la voce del profeta Isaia che portiamo il Suo segno: “Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle Mie mani!” (Isaia, 49,16).
Le nostre case sono chiamate a diventare Betlemme - Casa del Pane. Il pane della Vita si fa nutrimento là nel presepe straniero e freddo per nutrire l’umanità affamata di pane, di giustizia, di verità e di luce. Per questo la nostra vita è come la via dei magi. Senza vederlo cerchiamo anche noi Colui che può dare la pace alle nostre anime. E ci meravigliamo forse di non trovarLo. Vaghiamo per i palazzi degli Erode, di quelli che sono grandi ed importanti nel mondo d’oggi. Lo cerchiamo attraverso le culle di seta dove crediamo si addica che pieghi il capo il Re della Gloria. Ma il Messia non è là. Perché se l’essere all’oscuro di Dio porta all’inquietudine e a disillusioni, il riconoscerLo ci porta pace e consolazione. Il Messia è e rimane accanto a coloro che sono rimasti indietro, ai poveri e agli emarginati. Sì, il Bambino della stalla degli animali è stato, è e sarà sempre scomodo e elemento di disturbo per coloro che pretendono di far parte del “mondo buono”. E con Lui tutti assieme, coloro che sono emarginati, trascurati ed esclusi. Il Bambino che è stato adagiato sulla paglia fredda è venuto proprio per questi, per farli sedere nel centro, per dire a tutti che di questi è il Regno dei Cieli: “si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Corinti 8,9).
Gesù è venuto sulla terra per parlarci di Dio, degli uomini e degli angeli, del peccato e della salvezza, del perdono, della vita eterna, dell’amore del prossimo e del nemico, dell’umiltà e della fede. È venuto per dirci che non siamo abbandonati alla cattiveria, agli artigli della morte, che siamo destinati “a vivere eternamente assieme a Cristo” come ci insegna il monaco Mihai di Prilog. È Lui la nostra forza, la speranza e la nostra gioia, Gesù, il Bambino del presepe di Betlemme. Egli che ha rivelato agli occhi e ai cuori degli uomini il Volto invisibile di Dio.
Il Natale ci invita ad essere sinceri come i pastori, decisi come i magi, ad amare come Maria, fiduciosi come Giuseppe. E soprattutto ci chiama ad avvicinarci e ad adorare con grande fede, inginocchiati davanti all’Unto di Dio, che è vicino agli uomini di buona volontà, a tutti coloro che lo cercano con cuore puro. Il Bambino Divino, Colui che “perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.”(Matteo 5,45), si lascia toccare dalle mani degli uomini. Gesù desidera nascere e trovare dimora nel cuore dell’uomo di oggi, dell’uomo così ferito e reso fragile dalle prove e dalle catastrofi che si susseguono giorno dopo giorno. Perché “ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Giovanni 3,16).
          
Cari fedeli,
In questi giorni benedetti, ricordiamoci con emozione dei versi che proprio trent’anni fa risuonavano lungo le strade di Timişoara e della Romania: “Signore, vieni Signore, a vedere cosa è rimasto degli uomini”. Sì vieni Signore a vedere quello che abbiamo fatto della Libertà per la quale abbiamo sospirato per decine di anni e che Tu ci hai donato, pagata al caro prezzo del sangue degli innocenti. Il sangue di coloro che sono stati uccisi per la fede e per la libertà grida ai cieli e ci obbliga a prendere una posizione quando i diritti e le libertà dei piccoli e di coloro che non hanno aiuto sono trascurati. Essi, i martiri delle prigioni e quelli che sono stati uccisi durante la Rivoluzione hanno capito che non dobbiamo temere quelli che uccidono i corpi. Le piaghe degli aborti, dello sfruttamento degli esseri umani e delle segregazioni di ogni tipo sono inoltre peccati per i quali chiediamo al Bambino Divino perdono e misericordia.
Come ci ha chiesto il Santo Padre Papa Francesco il 2 giugno 2019 a Blaj a Câmpia Libertăţii, in occasione della beatificazione dei nostri martiri greco-cattolici: “Siate testimoni della libertà e della misericordia, facendo in modo che abbiano la preminenza la fraternità e il dialogo sulle divisioni, ponendo l’accento sulla fraternità di sangue che trova origine nel periodo di sofferenza in cui i cristiani, divisi lungo la storia, hanno scoperto di essere più vicini e più solidali”.
Vieni Signore a consolare tanti orfani e vedove dei nostri villaggi e delle nostre città sempre più invecchiati. Vieni Signore e manda i Tuoi Angeli santi a portarci la nuova Buona Novella che Tu sei con noi. Ricordati, Signore, del sacrificio dei martiri e dei nostri confessori e manda per i loro meriti a noi pace e dovizia di grazie. I Tuoi occhi sereni, Bambino amato, hanno il colore del Paradiso. E in questi occhi, ci rispecchiamo tutti, noi che siamo figli di Dio e figli delle lacrime di Tua Madre.
          
Assieme con il vescovo della Curia Arcivescovile Maggiore Sua Eccellenza Claudio, auguriamo a tutti feste benedette!
Cristo nasce, glorificateLo!
Cristo dai cieli, accogliamoLo!
Cristo sulla terra, innalzatevi!
Canti al Signore tutta la terra
e con gioia lodateLo popoli, che Egli si è magnificato!
          
Con la benedizione episcopale,
† Cardinal Lucian
Arcivescovo e Metropolita
Arcivescovo maggiore
          
Dato a Blaj, il 25 Dicembre
Festa della Nascita di Nostro Signore Gesù Cristo
nell’anno del Signore 2019
          
Traduzione in italiano: prof. Giuseppe Munarini
+ PF Cardinal LUCIAN

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