Anno: 2020
Evento: La giornata dell’IA presso la Parrocchia Greco-Cattolica „Santi Tre Gerarchi” a Roma Nord
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NotizieLa testimonianza dei vescovi greco-cattolici rumeni sulla persecuzione comunistaNei mesi di marzo e aprile tre vescovi rumeni hanno partecipato a un fitto calendario di presentazioni del libro di IOAN PLOSCARU, Catene e terrore (collana “Fede e storia”, Centro Editoriale Dehoniano, Bologna 2013, pp. 480, € 30,00). Tanto interesse è dettato dal fatto che si tratta del primo testo in lingua italiana che narra la terribile persecuzione e la fedeltà della Chiesa greco-cattolica rumena durante i quarant’anni di comunismo. E la cosa è rilevante sia per i cattolici italiani (che in un’ottica di ‘comunione dei santi’ tanto devono all’eroismo dei loro fratelli d’oltre cortina), sia per le comunità rumene in Italia. Ioan Ploscaru (1911-1998) fu il primo sacerdote a essere ordinato clandestinamente vescovo (1948) dopo la soppressione della Chiesa orientale e l’arresto di tutti i suoi vescovi; la giovane età, la buona salute, il naturale ottimismo e una fede profonda gli permisero di sopravvivere ai primi durissimi anni di carcere di sterminio. Il libro, dal procedere narrativo vivace e colmo di fede e di speranza (nonostante il titolo, non è per nulla un libro ‘cupo’), riesce a dare un quadro esauriente della persecuzione, tanto la personale vicenda di Ploscaru è strettamente intrecciata a quella degli altri vescovi e di tutta la Chiesa greco-cattolica. L’opera, pubblicata dall’autore ancora in vita, ha avuto vasta risonanza in Romania: alle due edizioni (1993 e 1994) se ne sta aggiungendo una nuova, proprio ora in preparazione. La traduzione italiana – condotta da Giuseppe Munarini e Mariana Ghergu e curata da Marco Dalla Torre – è impreziosita dall’Introduzione di mons. Virgil Bercea, vescovo di Oradea, da un ampio corredo di note storiche ed esplicative di Munarini e da una scheda sulla storia della Chiesa greco-cattolica rumena. Il 16 marzo si è tenuta la prima presentazione ufficiale a Padova, nella Sala dello Studio Teologico della Basilica di Sant’Antonio, in concomitanza con il pellegrinaggio annuale dei rumeni greco-cattolici residenti in Italia alla Basilica del Santo. Dopo l’introduzione di padre Alexandru Vasile Barbolovici, Decano del Triveneto, e del curatore del libro, ha preso la parola il prof. Munarini, che ha tracciato una breve storia dell’Eparchia di Lugoj e dell’autore del libro. L’inquadramento più generale della Chiesa nel periodo della persecuzione comunista è stato a carico di padre Vasile Man, vice rettore del Pontificio Collegio Pio Romeno di Roma, nonché Postulatore per la causa di beatificazione dei sette vescovi greco-cattolici romeni martiri. Particolarmente toccante l’intervento di mons. Claudiu Lucian Pop – vescovo ausiliare del card. Lucian Mureşan di Blaj – che, di fronte a un pubblico attento, ha evidenziato la testimonianza di fedeltà a Cristo e al Papa dei testimoni rumeni, «che hanno offerto la vita per l’unità della Chiesa». Nel racconto di Ploscaru emerge più volte che, di fronte alla persecuzione atea, di fronte al mistero di una crudeltà tanto inumana, i detenuti facilmente superavano le differenze religiose: la prigione è stata, paradossalmente, momento e luogo di unità. Il comportamento di questi martiri – ha continuato mons. Pop – indica il giusto atteggiamento cristiano di fronte al problema – anche odierno – di chi pretende che la fede sia un fatto solo privato: «questi vescovi non conoscevano tale ‘schizofrenia’: il Cristianesimo non può essere ‘part-time’». Il vescovo Pop ha fatto riferimento alla richiesta della Madonna, a Fatima, di Consacrazione della Russia e della predizione della sofferenza di tanti suoi figli: «Eravamo già allora nel cuore della Vergine Maria». In maniera informale, il libro era già stato presentato ai primi di marzo da mons. Florentin Crihalmeanu, vescovo di Cluj-Gherla, che aveva condotto in due parrocchie milanesi un ciclo di riflessioni sull’anno della Fede, a partire proprio dall’esperienza dei martiri romeni. Ma l’operazione di informazione e testimonianza più impegnativa è stata condotta, tra il 7 e il 16 aprile, dal successore di Ploscaru, mons. Alexandru Mesian, vescovo di Lugoj. Si è trattato di un vero tour di presentazioni in dieci città del nord Italia (accomunate dalla presenza di una comunità greco-cattolica): Udine, Milano, Cesena, Forlì, Imola, Vicenza, Oderzo, Villafranca di Verona, Venezia e Bolzano. La presentazione milanese si è tenuta lunedì 8 aprile, presso il Centro Asteria e in collaborazione con ‘Aiuto alla Chiesa che soffre’. In apertura di serata, moderata dal curatore del libro, ha preso la parola S.E. dott. George Gabriel Bologan, Console Generale di Romania a Milano. È stata poi la volta di mons. Ennio Apeciti, responsabile dell’Ufficio Cause dei santi della Diocesi di Milano, che ha tracciato un breve ma efficace profilo spirituale di Ploscaru. La testimonianza di mons. Mesian e il successivo dialogo con il pubblico sono stati avvalorati sia dall’amicizia con mons. Ploscaru, di cui è stato prima vescovo ausiliare e poi successore, sia dalla sua stessa esperienza di sacerdote clandestino per oltre 25 anni: «sono stato ordinato sacerdote segretamente nel 1965, ma solo nel 1972 ho potuto rivelarlo ai miei genitori». Alla domanda sulle gioie e sui dolori della fede ‘tentata’ sia in lui che nelle persone a lui affidate, Mesian ha risposto: «Tante sofferenze e tante gioie. E la gioia più grande è stata la possibilità di celebrare ogni giorno la santa Messa». Nel dialogo con il Console si è toccato il rapporto con la Chiesa Ortodossa, rimasto delicato anche dopo il 1990. Mons. Mesian – che dal 1994 è responsabile per l’ecumenismo della Conferenza Episcopale Rumena – ha evidenziato le difficoltà senza eluderne gli oggettivi problemi, ma ha anche potuto con gioia raccontare dei rapporti fraterni con il Metropolita Ortodosso della sua stessa zona (il Banato), sua Beatitudine Nicolae Corneanu.
Marco Dalla Torre
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