Anno: 2020
Evento: Ordinazione di presbiteri presso la cattedrale di Oradea
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NotizieAddio, Padre Enzo!L’avevo conosciuto 11 anni fa, poco più poco meno Padre Enzo Poiana. Era friulano di Corona di Mariano, nel Goriziano. Era un uomo entusiasta, sempre pronto a riceverti, a parlare, a cogliere l’attimo con cui stare con il prossimo. L’avevo conosciuto in una riunione in cui con alcuni amici di Italia Armenia gli chiedemmo che ci concedesse uno spazio per la Liturgia armena, celebrata da padre Levon Boghos Zekiyan, più tardi diventato arcivescovo degli Armeni-cattolici di Istanbul. Accettò. Si vedeva che amava l’oriente Cristiano, o meglio le Chiese d’Oriente, sì perché lui era in grado di cogliere le differenze tra le varie Chiese orientali cattoliche. Accettò di buon grado e concesse la Sala del capitolo per gli Armeni e una sala per le riunioni. Lavorando per la comunità greco-cattolica gli detti l’indirizzo di Padre Vasile Alexandru Barbolovici. Loro due si misero d’accordo. Ecco partì il primo pellegrinaggio delle Comunità greco-cattoliche d’Italia, venne il vescovo incaricato per la Diaspora mons Virgil Bercea con tanti sacerdoti e diaconi. Padre Enzo era contento. Pensava a tutto, anche alla coordinazione per la sistemazione dei tavoli. Poi accettò che si celebrasse mensilmente la Liturgia al Santo nella Chiesa dell’Arciconfraternita. Voleva così che continuasse quell’attività pastorale per i bizantini cattolici iniziata dal compianto Padre Giancarlo Brioschi, canonico di Lungro che, dopo anni di malattia se n’era andato nel 2009. Questa volta toccava ai romeni…ma non dimenticò neppure gli Ucraini che iniziarono il loro pellegrinaggio annuale e neppure i maroniti, i bielorussi. In Romania ed in Ucraina si recava spesso. Aiutava, incoraggiava. Riceveva tutti con un sorriso sincero, non curiale. Una volta offrì un pranzo a tutta la Comunità romena greco-cattolica di Padova. Era molto attento alla celebrazione di rito orientale, tanto che una volta offrì a tutti i celebranti i paramenti liturgici orientali. Si era agli inizi. Mai scostante, disposto ad aiutare anche in concreto le Comunità, accompagnando i vescovi susseguitisi nel pellegrinaggio annuale dei romeni, accogliendoli come fratelli. Felice di aiutare queste Chiese, attento che mantenessero il sale della loro diversità che forma la cattolicità, ricca e non uniforme. Il suo amore per noi era autentico, non astratto. Lo notavo da come parlava con i fedeli, ma anche dalle sue partecipazioni alle attività culturali-religiose, come la presentazione del libro di Mons. Ioan Ploscaru con il vescovo Claudiu Pop e Marco Dalla Torre. Una o due volte chiese perdono ai Greco-cattolici per il silenzio che non li aveva accompagnati nella sofferenza, sofferenza che qualcuno vorrebbe affidare all’oblio. Ricordo la sua gioia quando Mons. Virgil Bercea gli conferì il titolo di Archimandrita e la croce pettorale. Era felice, ma sapeva essere anche triste, partecipando ai gravi lutti della Comunità, secondo il detto paolino: Rallegratevi con quelli che sono allegri, piangete con quelli che piangono ( Romani 12, 15). Amante dei monti della sua piccola Patria, rimase fedele alle sue radici, non vantandosene, ma neppure celandole. Solo così aveva potuto aprirsi agli altri, arricchendoli. Ti ricorderemo sempre nella basilica che, anche se piena sarà vuota della tua presenza terrena. Ti sappiamo però presente, spiritualmente, misticamente, tra noi e quindi non saremo orfani. Mandi, Padre Enzo! Eterna memoria!
Prof. Giuseppe Munarini
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